La tirannia del sentimento






In un’intervista radiofonica di qualche giorno fa, Paolo Villaggio ha espresso un’opinione personale che ha suscitato scandalo e indignazione pressoché generalizzati.
Le paralimpiadi di Londra – avrebbe detto il comico – sono uno spettacolo triste, un’esaltazione delle disgrazie.
Non è stato il solo.
In un’altra trasmissione di Radio International Bologna il giornalista Gianfranco Civolani avrebbe detto qualcosa di molto simile: non guardo le paralimpiadi perché non voglio vedere persone con tre teste o quattro gambe.

In men che non si dica, tanto l’una quanto l’altra opinione – abbastanza simili nei contenuti - sono state prontamente subissate dalla marea montante di un’opinione pubblica inferocita per essere ricacciate senza appello nell’oblio del “non si dice”.
Le reazioni insistite, protratte per diverse ore a Radio International, avrebbero persino indotto Civolani a profondersi in sentite scuse pubbliche per avere offeso la sensibilità comune.
Al comico che ha inventato lo stereotipo dello sfigato per antonomasia - il rag. Fantozzi - che sulle disgrazie quotidiane messe in burletta ha fondato la propria fortuna artistica non si poteva chiedere altrettanto.
Dal canto loro i media, pilotando attentamente e senza dubbi di sorta il sentire popolare, continuano a proporci le storie edificanti di atleti disabili che vincono le loro battaglie sportive con il sorriso sulle labbra - come quegli altri - e mostrano con orgoglio la medaglia conquistata davanti alle telecamere, proprio come quegli altri.
Il mondo della luce, insomma, starebbe vincendo ancora una volta contro quello delle tenebre, ed ogni minimo dubbio riguardante la discutibile spettacolarizzazione di gesti incompleti, di corpi menomati e di difficoltà motorie stentatamente in competizione è stato eticamente spazzato via.
A prima vista sembrerebbe anche una vittoria del bel sentimento sulla ragione: come si può svilire la gioia di una partecipazione sportiva a persone già colpite così duramente dalla sfortuna?
Chi si azzarderebbe a sparare sulla croce rossa?

Dunque tutto bene, se non fosse che dentro questi piccoli, marginali episodi dell’ideologia spicciola di tutti i giorni si cela una tirannia profonda: quella dei buoni sentimenti sui sentimenti autentici.
.....e qui mi fermo, perché tutto il resto sarebbe da discutere all'infinito.
Tranne che per una cosa, che mi sembra doveroso evidenziare.
Dare effettività al principio di non discriminazione in questo caso - anche in questo caso - produce effetti perversi e surreali.