Lettera morta






Gli ultimi avvenimenti di cronaca impongono una cautela innaturale e paralizzante nei commenti e nelle valutazioni.
Considerate che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, è stato condannato a 14 mesi di reclusione per un articolo di stampa.
Il carcere, in luogo dell’obbligo di risarcimento che abitualmente viene comminato in analoghe circostanze, è dovuto alla «spiccata capacità a delinquere» che avrebbe manifestato nella sua professione, ha sostenuto la Cassazione nelle motivazioni della sentenza definitiva.
Dunque non è stato un processo al “fatto giuridico” ma alla persona, alla sua storia ed al suo modo di fare il giornalista.
Vorrei dire alle sue idee, se solo potessi, ma non lo dico; anzi, non l'ho detto!
Ogni commento – specie se politicamente scorretto e difforme da un certo modo maggioritario e benpensante di vedere le cose - potrebbe esplodere sotto i piedi come una mina, allo stesso modo di Sallusti.
Quindi, meglio astenersi.
Il Comitato Grandi Rischi della Protezione Civile è stato poi condannato – sei anni di reclusione ai singoli componenti - per avere sottostimato i rischi del terremoto a L’Aquila, ossia per non averlo saputo prevedere per bene e per tempo.
Il Consiglio Superiore della Magistratura ha già fatto sapere che toni e contenuti delle critiche a questa “singolare” sentenza – che ovviamente sono piovute a raffica da tutto il mondo conosciuto - cominciano ad essere seccanti e gettano discredito sulla stimata categoria di giudici e procuratori.
A buon intenditor poche parole.
Quindi, muti!

L’arroccamento nella cittadella di un legalismo formalistico, cavilloso e proceduralmente intransigente, da parte dei magistrati, rende oggettivamente difficile – per non arrischiarsi a dire di più – commentare persino quest’ultima sentenza che ha mandato assolta la donna che ha assassinato il marito, per poi gettarne il cadavere a fiume con la complicità di un compagno.
Se si rischia il carcere per un commento su una vicenda abortiva e per un parere probabilistico su una questione geosismica, figuriamoci cosa si possa rischiare entrando nel merito giudiziario di una «legittima difesa» che si è materializzata con la bellezza di dodici coltellate ed un occultamento di cadavere.
Ma tant’è.
Il fatto è questo: la donna, secondo i giornali, avrebbe affermato di essere una vittima dell’ex marito, per motivi di stalking ed altri tipi di maltrattamenti, ed avrebbe quindi pensato bene di farsi giustizia da sé, nel modo già descritto, ossia sanguinario.
Si può fare, pare abbia concluso il tribunale competente.
Tutti quelli che – dopo Lorena Bobbitt – avessero avuto ancora dei dubbi sul fatto che le donne sono da tempo ammesse a farsi giustizia da sole, legibus solutae, possono dissipare le loro perplessità ancora una volta; ma attenzione, solo se siete donne, cioè vittime di natura e per definizione politica.
Gli altri, nisba.
Sin qui spero di essere rimasto negli argini e di non prestare il fianco ad accuse di lesa maestà, discredito, diffamazione, calunnia, sgarberie distrettuali o maleducazione giudiziaria (chissà se esistono queste fattispecie di reato, ma non si sa mai…).
Dopo di che vengo a commentare quello che si può ancora commentare liberamente, ossia un’invocazione spontanea, leggibile tra i commenti recenti del blog di cui l'estensore si assume per intero le responsabilità giuridiche (....scherzo, ovviamente).
«Possono farci qualsiasi cosa, insultarci, rovinarci economicamente, picchiarci e addirittura ucciderci ma saranno sempre assolte per legittima difesa.
Scendiamo in piazza, cazzo!»
Sposo in pieno questo sprazzo di vitalità, che non dovrebbe ancora presentare troppi rischi legali, almeno sino a quando non li presenterà.
Per cui mi aggiungo all'invocazione e la rilancio.
Anche in questo caso, almeno sino a quando sarà ancora possibile continuare ad invocare iniziative ed esprimere barlumi accesi di opinioni contrarie.
O come sia che lo volete chiamare: disaccordo, dissenso, riserve, opposizione eccetera....
Ed offro queste modeste pagine come punto di riferimento per qualunque cosa si voglia immaginare nell'occorso, ma anche altrove, che non è un problema (almeno in generale, poi...).
Osservando che se davvero non si riesce a fare nulla neanche in queste pirotecniche occasioni da stropicciarsi gli occhi per l'incredulità, allora la questione maschile è soltanto una lettera morta.
Come ritengo, purtroppo, si dimostrerà anche in questo caso.
(Vuoi vedere che col titolo c'ho azzeccato....?)


P.S. - prego gli eventuali commentatori di attenersi al fair play verbale e giudiziario che si impone nella circostanza